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Aprirsi #1

Quanto a fondo può una persona essere compresa? Riflettevo sulle futili ma gioiose interazioni che la vita ci regala lungo il cammino. Momenti di condivisione spontanea unici come unici sono gli interlocutori che vi partecipano. A volte sono restio ad aprirmi con i miei cari come faccio con voi anonimi viaggiatori. Mi sono sempre domandato il perché di questa asimmetrica chiusura.  Perché racconto più di me ad un completo sconosciuto che alle persone che fanno stabilmente parte della mia vita? Forse ho paura di essere giudicato... Forse ho paura di distruggere l'immagine che ho faticosamente costruito di me agli occhi dei miei conoscenti. Perché mostro più agli sconosciuti che ai miei più cari amici? Questi dubbi mi assillano e mi fanno riflettere. La superficialità del mondo ci unisce e ci divide Disillusi e reticenti percorriamo le nostre vite Bussa e ti verrà aperto, chiedi e ti sarà dato Siam padroni o vittime del nostro fato? Straniero guarda in fondo al pozzo che ti mostro Qu

Cambiamenti

Di recente mi sono imbattuto in un video su YouTube nel quale un famoso professore elenca i benefici che l'abitudine di mettere su carta i propri pensieri può avere sull'umore e sulla salute psicologica in generale. Come i pochi, affezionati e forse inesistenti lettori hanno avuto modo di constatare,  in passato mi è capitato di condensare su carta i pensieri tristi che hanno accompagnato e accompagnano la mia giovane vita. Nel profondo buio in cui gettavo lo sguardo e le aspettative infrante, ho scorto una calda luce. È per questo motivo che in ossequio alle abitudini passate alimentate dalla sofferenza, ho ripreso a scrivere. La differenza è che stavolta non mi piangerò addosso, non sarò debole. La vita non è facile e il concetto di felicità assoluta non esiste ne è raggiungibile stabilmente. La vita è intrinsecamente dura e ognuno è chiamato a portare la propria croce lungo il cammino. A differenza di quanto stoltamente non capivo in precedenza, la vita non è solo buio e dis

L'inettitudine

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  Cominciai a leggere durante l'ultimo anno di liceo. Ora che ci penso da bambino mi costrinsero a leggere, ma quel tipo di cose non funziona mai. Immagina che l'intera letteratura mondiale sia una città mai visitata. Io non la visiterei mai su quei bus per turisti con tanto di guida. Piuttosto affitterei una bici, o un auto o la girerei semplicemente come mi apre. E per lo stesso motivo , credo, quella prima esperienza costretta con la lettura non attecchí. Con Dostoevskij fu diverso. Fui io a sceglierlo, andando su wikipedia per vedere di cosa si trattasse. Non avrei potuto fare una scelta migliore. Ma un aggettivo mi incuriosí particolarmente...inetto. Inettitudine. Mi interessavano gli ultimi, gli sconfitti. Quelli che non tenevano il passo del mondo. Mi sentivo così ma riuscii ad ammetterlo a me stesso solo anni dopo. Anche io mi ero comportato da inetto, da stupido. Volevo saperne di più, ero curioso. Cominciai a cercare, a leggere, come un ipocondriaco su Google. Mi lanc

La solitudine non è mai sola

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  Ci sono dei momenti in cui sento di voler restare solo, per un giorno o per un attimo. Quando succede vado dove l'orizzonte è più ampio possibile, dove posso dispiegare lo sguardo verso ciò che sarà o ciò che sarebbe stato, verso l'infinita linea che unisce e divide, cielo e terra. Dopo essermi ritagliato questo obló sul mondo, guardo e lascio scorrere ció che sono davvero. La corrente di sensazioni che ne deriva è il principio attivo che cerco: un anticoagulante del pensiero, un anestetico dell'anima. È in questi momenti che sento il bisogno di scrivere, di condividere un rituale coi grandi scrittori del passato, che troppo dotati nell'intelletto per seguire il GF, provavano sollievo nell'esercitare la mente sul perché della tristezza e della perenne precarietà dei pochi attimi di felicità concessaci. Quel posto tra le colline, quella zolla di mondo in cui, per la prima ed altre notti, il tuo respiro scavó il solco tra ciò che ero e ciò che sarei stato. Mesi dopo

Solitudine #1

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Con l'arrivo della bella stagione è aumentata la frequenza con cui appaiono in bacheca donne che mettono in mostra la mercanzia, e uomini che fanno lo stesso... Purtroppo i social sono questo, un mercato dove domanda e offerta si incontrano per scambiarsi al prezzo migliore. Questo meccanismo degenere allieta le aspettative di chi entra sul mercato, al crescere del numero di like ottenuti. Lasciando così campo aperto alle pulsioni narcisiste ed egocentriche, tra gli alti e i bassi intercorsi tra un like gradito e una risposta non ricevuta. Tutto normale, l'occhio vorrà anche la sua parte mi direte, ed è chiaramente così. Immaginavo che sareste arrivati ad accopiarvi e/o a selezionare persone in ottemperanza alle leggi del "Quanti like?". Immaginavo l'intenso uso del fotoritocco che avreste fatto, donne e uomini, pur di sembrare meglio di cio che siete o piú simili a come vi vorrebbero. Senza ulteriore pedanteria, volevo sommessamente dire la mia. Compassione, ques