La solitudine non è mai sola

 




Ci sono dei momenti in cui sento di voler restare solo, per un giorno o per un attimo.
Quando succede vado dove l'orizzonte è più ampio possibile, dove posso dispiegare lo sguardo verso ciò che sarà o ciò che sarebbe stato, verso l'infinita linea che unisce e divide, cielo e terra.
Dopo essermi ritagliato questo obló sul mondo, guardo e lascio scorrere ció che sono davvero.
La corrente di sensazioni che ne deriva è il principio attivo che cerco: un anticoagulante del pensiero, un anestetico dell'anima.
È in questi momenti che sento il bisogno di scrivere, di condividere un rituale coi grandi scrittori del passato, che troppo dotati nell'intelletto per seguire il GF, provavano sollievo nell'esercitare la mente sul perché della tristezza e della perenne precarietà dei pochi attimi di felicità concessaci.
Quel posto tra le colline, quella zolla di mondo in cui, per la prima ed altre notti, il tuo respiro scavó il solco tra ciò che ero e ciò che sarei stato. Mesi dopo tornai lí, da solo.
Volevo pensare, capire.
Affogare nei ricordi di quel dispiacere.
Ma io lí non riuscii a sentire la solitudine, non riuscii a cauterizzarmi l'anima.
Ovunque andassi, non appena la frenesia giornaliera lasciava il passo ad una breve quiete , ecco che arrivavi puntuale.
Tornai più e più volte in quel posto.
Fissai l'ombra nuda degli alberi alla luce della luna, e mi tornó in mente il tuo sorriso, quello di cui mi innamorai, quello che illuminava ciò che ero, proiettando tristi e scarne sagome su terreni abbandonati.
Le tue labbra, tanto dolci quanto pronte a ferire, a difesa di ciò che ti portavi dentro e non mostrasti.
Pensai che forse entrambi ci portavamo dentro le stesse sensazioni, gli stessi timori...
La luna cominciava a cedere il passo all'alba.
Le ombre degli alberi spogli cominciarono a sparire con l'arrivo delle prime luci.
"Non sembra più tanto triste questo posto" pensai...
Se intorno a noi c'è luce, le ombre tristi delle nostre anime e di ciò che siamo non si vedranno.
Al contrario, se intorno a noi è buio, una luce anche piccola potrà illuminarci, ma ci mostrerà inevitabilmente le nostre contraddizioni.
Provai a circondarmi di luce, ma non ci riuscii.
Fui avvolto nel sonno di un perenne e gelido inverno.
Mi concedo li lusso di sentirmi vivo, ogni tanto.
A scaldarmi occasionalmente un fuoco acceso da un amico, una birra coi fratelli di una vita.
Fuoco il cui unico scopo, forse, è solo esaltare la percezione del freddo quando il caldo verrà a mancare.

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